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DIZIONARIO
GEOGRAFICO STORICO-STATISTICO -COMMERCIALE
DEGLI STATI
DI S. M. IL RE DI SARDEGNA
DIZIONARIO
GEOGRAFICO STORICO - STATISTICO - COMMERCIALE
DEGLI STATI
DI S. M. IL RE DI SARDEGNA
COMPILATO PER CURA DEL PROFESSORE
GOFFREDO CASALIS
DOTTORE DI BELLE LETTERE
OPERA
MOLTO UTILE AGLI IMPIEGATI NEI PUBBLICI E PRIVATI UFFIZI
A TUTTE LE PERSONE APPLICATE AL FORO ALLA MILIZIA AL COMMERCIO
E SINGOLARMENTE AGLI AMATORI DELLE COSE PATRIE
Omnes omnium caritates patria una complexa est. Cic. i. Off
Vol. VII.
TORINO 1840
g.m aspero libraio e Cassone e Marzorati tipografi
Gli Editori Maspero, Marzorati e Comp. intendono godere del privilegio conceduto dalle Regie Patenti del 28 f eb- bra] o 1826,. avendo eglino adempito quanto esse pre- scrivono.
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V, >"j DIZIONARIO
GEOGRAFICO STORICO-STATISTICO-COMMERCIALE
DEGLI STATI
DI S. M. IL RE DI SARDEGNA
vJABIANO ( Gabianum), capoluogo di mandamento nella prov. e dioc. di Casale, div. d'Alessandria. Dipende dal senato, in- tend. prefett. ipot. di Casale, insin. di Montiglio. Ha un uffizio di posta.
Sorge alla destra del Po in distanza di dieci miglia , a po- nente, da Casale.
Gli sono uniti i luoghi di s. Aurelio e di Cantavena, che hanno entrambi una propria chiesa parrocchiale.
Come capo di mandamento ha soggetti i seguenti comuni : Moncestino, Oddalengo-Grande, Rosingo, Varengo e Villamiro- glio.
Del suo vetusto castello, in cui dimorarono talvolta, per ca- gion di sollievo, alcuni marchesi del Monferrato, si veggono an- cora gli avanzi.
Vi risiede il giudice del mandamento. Evvi una stazione di quattro reali carabinieri a piedi comandata da un brigadiere.
Una via comunale, dirigendosi da mezzodì a tramontana, mette al varco del Po.
Gabiano è discosto un miglio da Varengo, e due da Monce- stino, da Villamiroglio e da Mombello.
Il Po vi si tragitta col mezzo di un porto : alle sue sponde si raccolgono di tempo in tempo pagliuzze d'oro. Il rivo, o
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torrentello Marca, dopo aver bagnato i territori! di Oddalengo- Grande, Villamiroglio, Moncestino e Gabiano, mette capo nel- 'anzidetto fiume presso quest'ultimo paese.
La strada che serpeggia sul colle di Gabiano, non è pratica- bile con vetture. Eserciti di varie nazioni vi passarono in oc- casione delle loro ritirate.
Le piante che vi fanno miglior prova, e di cui gli abitanti fanno molta legna da bruciore e da costruzione , sonai roveri? gli olmi, i noci ed i pioppi.
Il suolo produce in discreta quantità fromento, meliga, le- gumi , uve e canapa.
Non vi sono considerabili i prodotti delle bestie bovine, per- chè se ne mantiene quel solo numero che è necessario a farvi prosperare l'agricoltura, tanto più che nei mesi di luglio e di agosto vanno esse soggette ad una grave malattia, di cui finora non è ben nota la causa.
Vi abbondano le quaglie, le pernici e le lepri.
I gabianesi vendono la massima parte dei loro vini, che rie- scono generosi, nella provincia di Vercelli.
La parrocchia di Gabiano capoluogo è dedicata a s. Pietro; quella che sta nella villata di s. Aurelio ha per titolare il santo di cui porta il nome -, la terza esistente in Cantavena è sotto l'invocazione di s. Carpoforo.
Ciascuna delle anzidette parrocchie ha un camposanto.
Nel comune esistono tre scuole, ove s' insegnano gli elementi della lingua italiana.
Pesi e misure come segue : rubbo, corrispondente a kilogr. 8.0196545»; stara, a litri 16.01758; brenta, a litri 70. 63i4; trabucco, a metri 2.904 1 3.
Gli abitanti sono in generale robusti, industriosi e pacifici.
Popolazione 2353.
Cenni storici. Questo antico luogo fu già corte di grande con- siderazione. Si crede che lo edificassero e gli dessero il nome i Liguri Bagienni , i quali da Plinio, dal Merula e da altri fu- rono chiamati Gabieni.
Ne fa menzione sul fine dell'ottavo secolo il cronista della Novalesa, il quale ci narra lib. 3. cap. 14, che Carlo Magno donò a Frodino abate cortem magnani nomine Gabianam.
Posteriormente ne fan cenno un diploma del 999 a prò della
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chiesa di Vercelli, ove l'imperatore Ottóne III conferma le do- nazioni già fatte da Carlo Calvo e da Carlo Grasso; il diploma di Corrado I del 1026 a prò del monastero dì Breme, in cui gli riconferma parecchi luoghi non distanti da questa terra, sog- giungendo cum portu et ripatico et mercato ad cortem Gabia- nam perlinentibus. Onde appare che qui parlasi veramente di Gabiano, a cui appartenne anche in appresso il diritto del porto sul Po ; ed in conseguenza è fatto manifesto lo sbaglio dell'an- notatore di Paolo Diacono, che interpretò Gabiana per Gia- venno nella provincia di Susa lontano dal Po e da altri fiumi navigabili; il quale Giavenno ebbe eziandio ne' bassi tempi un nome analogo a quello che ha di presente.
Gabiano è pure rammentato nel privilegio conceduto dal- l'anzidetto Corrado (1027) al vescovo di Vercelli ; in carte spet- tanti al monastero di Nonantola del io34 ; in un diploma di Federico I del ir64; ^ quale Imperatore annovera questo fra gli altri luoghi donati al marchese Guglielmo di Monferrato.
Nel i25o Gabiano fu dato in feudo dal marchese di Monfer- rato ad un Rainero suo bastardo, a cui Margarita di Savoja ve- dova del marchese Bonifacio, donò pure il castello e la villa di s. Pietro nel 1254. I discendenti di quel Rainero portarono costantemente il nome di Gabiano, e furono sempre tenuti in gran conto e intervennero a solenni atti ed a parlamenti ; oltre che fra loro v'ebbe chi segnalassi per valor militare.
DifFatto un Giacomo di questa famiglia in marzo del 1278 interviene ad importanti convenzioni fatte tra il marchese di Monferrato e la città dJ Acqui.
Addì 25 di luglio del i3o3 un Giacomino de Gabiano tro- vasi presente insieme con altri distinti personaggi all'atto con cui il comune di Casale sommettendosi al marchese Giovanni , gli presta, per mezzo de' suoi delegati, il giuramento di fedeltà.
Dominus Jacobus de Gabiano interviene al parlamento che nel 1319 è convocato nel castello di Chivasso colla partecipa- zione e coll'assentimento di Manfredo di Saluzzo, come pure de- gli abati di Fruttuaria e di Grazano ; e sottoscrive l' istromento con cui il marchese Teodoro ordina che abbiasi a far pace tra famiglie casalesi fieramente discordi.
L'anno seguente un Giacomo ed un Tommaso de Gabiano si trovarono il 5 gennajo insieme con tutti i vassalli, nobili e
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delegati alla generale adunanza tenuta pure in Chivasso dal Prin- cipe monferrino per provvedere ad urgenti bisogni degli Stati suoi ; e l'anzidetto Tommaso fu poi uno di quelli che vennero trascelti dallo stesso Marchese per raccogliere ed ordinare la sol- datesca. In tale adunanza generale i signori e gli uomini di Ga- biano furono tassati a fornire due militi all'esercito.
All'atto del i5 agosto i33o,, con cui il marchese Giovanni esenta, pel corso di un lustro, da qualunque cavalcata gli uo- mini della Piova, vedesi sottoscritto Francischino di Gabiano; il quale nell'anno medesimo il 9 d'ottobre intervenne al rile- vante atto, con cui la città d'Asti nominò per anni quattro a suo governatore e difensore il marchese Giovanni con piena autorità di amministrare e far amministrare la ragione così ai grandi dello stato, come a tutti gli altri in qualsivoglia causa civile e criminale, e per riguardo a qualunque giurisdizione, assegnandogli perciò lo stipendio di cinquecento lire d'Asti al mese.
Alla famosa battaglia di Gamenario del i345 diede prove di gran valentia il signor di Gabiano, che vi aveva condotto un drappello de' suoi più prodi soggetti, come appare dalla nota canzone provenzale :
Aussi faict valerti sans doubter
Ceulx de Gabian vy de monter,
Et mains autres de celuy lieti
Aux ennemis font grani enneu. La stessa canzone fa quindi osservare che egli reduce a' suoi dopo quel glorioso combattimento, soffermossi in un luogo fra Gabiano e Pontisello, amaramente contristandosi che non avesse potuto aver vivo nelle mani il terribile Rinforza:
Fui le Marauis en grani Revel
Entre Gabian et Pontisel
Qui eut ses ennemiz vaincuz
Mais demoura fori irascuz
Car il avoit tres grani envie
De prendre Renforza en vie
Sei anni dopo, un Taddeo della stessa prosapia de'Gabiani, (5 agosto) soscrisse l'istromento con cui il marchese Giovanni assolvette i casalesi da qualunque delitto commesso per Pad-
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dietro, purché non fosse proceduto contr'essi alcun bando o condanna.
Simone, Franceschino ed Antonio de' Gabiani intervennero alla generale adunanza che nel 1879 ^u radunata da Ottone di Brunswich per deliberare sopra importanti negozii relativi allo stato Monferrino.
Un Lancia de' gentiluomini gabianesi , insieme con parecchi nobili di Mondovì , si conduce a nome di questa città a pre- stare l'omaggio di sudditanza al marchese Teodoro, il 21 lu- glio 1392.
Per ultimo un Francesco de Gabiano fu nel novero dei di- ciotto personaggi prescelti da Guglielmo di Monferrato per un compromesso con Giovanni Galeazzo Visconti duca di Milano, il qual compromesso fu conchiuso in luglio del 1397.
I discendenti del sopraccennato Rainero ritenendo sempre, come si è detto, il nome di Gabiano, conservarono la signoria di questo luogo sino all'anno 1420, in cui Guglielmo lo per- mutò, per instrumento stipulato col marchese Gian Giacomo, in alcuni possedimenti feudali in Tonco, e in una parte di giuris- dizione sopra Rosingo che poi unitamente alla rocca di Solon- ghello fu signoria dei posteri dell'anzidetto Guglielmo, il cui ramo ebbe anche il dominio di altri paesi nel Monferrato, al- cuni dei quali esso teneva indivisi colla famiglia dei Ceresito, di cui si crede lo stipite un Bastardino, altro fratello bastardo di Rainero di Gabiano.
Alle aggiunte che nel 1^55 furono fatte in pieno consiglio agli statuti di Trino, trovossi presente un Domenico de Gabiano, che erane vicario e podestà.
In progresso di tempo il luogo di Gabiano venne infeudato con titolo di contado a un Durazzo nobile genovese, che fece pure acquisto del castello di Cervina o Cerrina dal conte di Va- lenza.
Questo paese era già munito di un castello così forte , che più volte fu in grado di resistere a numerose truppe nemiche; locchè avvenne principalmente nel 161 5, quando dopo la presa di Moncalvo presidiato da truppe del Duca di Savoja , essen- dosi condotto per assediarlo con mille valorosi fanti il cavaliere Valperga di Rivara , si vide costretto ad abbandonare indi a poco l'impresa.
io GADONi
GadÒnf, villaggio della Sardegna nella intendenza d'Isili, com- preso nel mandamento di Aritzo della Prefettura di Nuoro. Era nella Barbagia Beivi, antico dipartimento del giudicato di Arborea.
La sua situazione geografica è alla latitudine 3o,° 55ly ed alla longitudine orientale di Cagliari o° 3\
Siede alla falda d'una montagna incontro al mezzogiorno. Altre eminenze essendo alle altre parti, il suo orizzonte è assai ri- stretto e poco variato.
Comecché il freddo sentasi men vivo che nelle altre parti della Barbagia, esso è assai pungente per gli uomini de' climi meri- dionali e marittimi, e il nevazzo vi dura spesso per più d'un mese. Si patisce molta umidità , e la nebbia sorge dal fondo della valle al suo piano, ma senza nocumento. Il calore cresce giornalmente dalla primavera all'estate, e nel sollione è intollerabile: quindi l'aria si fa impura da' miasmi che esala la valle , e si destano le febbri d'intemperie, per le quali però sono un'ottima me- dicina le fonti purissime del territorio.
Si numerarono (anno i838) cento ottantacinque case divise da varie strade irregolari, anguste e difficili, come porta la pen- denza e l'asprezza del luogo. I poderi alberati a noci, casta- gni, ciliegi, peri, susini e sambuchi , disposti intorno a questi abituri fanno bello l'aspetto del luogo a chi lo riguarda da Gennaentu in sulla via ad Aritzo.
Popolazione. Le famiglie erano circa cento ottantadue, le anime seicente novanta, e per numero medio sul decennio si eb- bero nascite ventiquattro, morti diciotto, matrimoni sei per anno. Vedonsi non pochi che hanno oltrepassato i sessantanni; e se meno insalubri fossero le abitazioni, e più cura essi avessero di conservar la loro salute, non sarebbe scarso il numero degl1 ottuagenari. Le malattie mortali sono comunemente infiamma- zioni di petto, mali di milza e febbri periodiche. Uomini e donne sono di color gialliccio.
Professioni. Le principali sono l'agricoltura e la pastorizia. Alla prima sono applicate famiglie novanta, all'altra 60. Nelle arti minori sono falegnami, ferrai, e ramieri. Questi ultimi, siccome usano i seuèsi a imitazione de' girovaghi di Calabria, vanno nelle altre regioni per trovar lavoro. Quindi sono a no- tarsi alcuni, che dicono viandanti, e viaggiano trasportando su' dorso di loro cavallucci i prodotti del paese.
GADONI ii
Le donne sono laboriosissime. In ogni casa è il telajo, e si lavorano in lino, tele, salviette di vario disegno, e coitine; in lana coperte da letto, tappeti da tavola e bisacqie, che si smerciano nel Campidano.
Carattere. I gadonesi sono gente di coraggio, e sarebbero soldati di valore. I loro banditi han fatto disperare i più astuti e valorosi che si son posti con Tarme a perseguitargli. Accorti e audaci superavano tutti gli stratagemmi, e lasciavano dolenti e pieni di vergogna quelli che gioivano e insuperbivano per la certissima vittoria. Tra gli altri è ancora rinomato un cotal An- tonio Tidòri per la gagliardia dell'animo incontro a' perìcoli , per la speditezza nelPoperare, per l'ingegno a trar se da' mali passi con offesa degli assalitori, e a condurre i nemici nelle più dure angustie. Se tanto coraggio e tanto ingegno si fosse fatto valere in cause e condizioni migliori costui avrebbesi meritato una bella lode. :
Foggia del vestire. Le donne usano il saùzzu, che è una gon- nella di saiale rosso, se però non siano in vedovanza-, la fa- seadrogia, grembiale nero di panno fino orlato a nastro dello stesso colore che termina in una curva (vedi Yatlante de' co- stumi sardi del generale La Marmora), ed attaccasi a' fianchi con due gancietti; il giubbone con maniche di velluto verdognolo, e bottoniera d'argento, ben guarnito di un nastro giallo o rosso; una cuffia nera di seta o lana, e sopra essa un fazzoletto ri- torto come un turbante; finalmente il mantello (su capucciu) che stringesi sotto il mento e copre le spalle scendendo sino a' lombi, e terminando in curva , come il grembiale. Hanno calze rosse e scarpe grossolane, alte di suola e tallone.
Istruzione. Alla scuola primaria concorreranno dodici fanciulli. Prima che cessassero i minori osservanti un frate attendeva a questa istruzione, ed era obbligato un altro a continuar l'inse- gnamento per le scuole di latinità, come era in un contratto dell'anno 171 1.
Religione. Questo popolo è sotto la giurisdizione dell'arcive- scovo d'Arborea. Due preti hanno la cura delle anime, e il primo d'essi s'intitola Rettore. La chiesa maggiore è dedicata alla Vergine Assunta. Le minori sono tre; una appellata da s. Marta, l'altra da s. Pietro, che credesi essere stata anticamente parrocchiale, la terza dalla Vergine d'Itria uffiziata dall'anno
la GADONI
1623 a questi ultimi tempi da' frati osservanti. A questa era annesso un bel conventino, che serviva di ospizio a tutti i viag- giatori. Le due chiese rurali, una intitolata da s. Nicolò di Bari, l'altra poco più distante verso levante e appellata dall'Arcan- gelo Michele, sono rovinate.
Feste. Le più solenni sono due-, una addì 29 luglio per s. Marta con concorso di molti forestieri, e col gioco del pen- none. E questo una lunga trave piantata verticalmente con una gran corona di frasche di castagno pendente orizzontalmente dalla cima, e tutta carica di pani, galline, forme di cacio, capretti, e agnelli. Si garreggia con gli archibugi e bisogna staccare i premii con la palla. In breve il cerchio resta alleggerito dal peso. L'altra ricorre addì 2 agosto, ed è onorata da molti de- voti de' paesi limitrofi per lucrarvi le indulgenze che dicono della Porzioncula. Tuttavolta tienesi una fiera, e si praticano le solite popolari ricreazioni de' canti e de' balli a coro di voci o a zampogna.
Territorio. E tutto montuoso, essendo compreso nella massa de' più alti monti dell'isola. Fra le altre cose è notabile una rupe enorme (il sasso Larèntulu), che sorge come una torre, e dicesi a forse più di metri 35. Vi si può rampicare da un fianco, e nella sommità trovasi tanto spazio da seminarvi tre imbuti di grano. Ivi fu trovata qualche antica moneta.
Spelonche. Tra le caverne dei monti calcarei sono considere- voli le seguenti, una presso alla rupe Larèntulu, alcune nella selva ghiandifera, principalmente la detta Gruttas alias con al- tissima volta (di 70 metri ?), e molti seni al piano e nelle pa- reti , dalle quali » viene il nome che ha-, quindi la Grutta de Perda sparsa e adorna di molte belle stelattiti e stelagmiti.
Su minerali nulla di certo possiam proferire : pretendesi però che in due o tre luoghi del territorio siano sicuri indizii di vitriolo, e di alume ; e parlasi di certe acque che petrificano il legno.
Agricoltura. Le terre coltivabili delle valli sono mediocre- mente idonee ai cereali. Si suol seminare annualmente starelli di grano 100, d'orzo altrettanto, di fave io. La fruttificazione è al quintuplo se i seminati non siano danneggiati dalle frequenti nebbie. Si semina lino e canapa, ma quanto basti al bisogno. È di buona qualità sebbene corto, e spesso compensa larga- mente le fatiche del cultore.
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Si coltivano alcuni tratti di terreno a piante ortensi e legumi. I generi più comuni sono fagiuoli , cavoli , zucche , pomidoro.
Le vigne fruttifican poco, onde i gadonesi, cosi come gli al- tri barbaracini del dipartimento Beivi , devonsi provvedere da Atzàra. I vini comunemente sono bianchi. Del mosto una parte si bolle a fare il cotto, con cui condire il rimanente, e per la provvista della sappa a impastar la farina de' pani di sappa, ed a confettare la scorza dell'arancia e del limone disseccata al sole. Moltissime sono le varietà delle uve, le quali in regioni ben e- sposte maturano perfettamente. Se ne appende in gran quan- tità e si conserva bene per più di sei mesi. Un'altra porzione si confeziona con l'aceto. Si distilla un poco di acquavite.
Grandissimo è il numero delle piante fruttifere, fichi, pomi e peri di molte varietà, mandorli, noci, nocioli, castagni, susini, peschi, olivi, ed i ciriegi che sono comunissimi. A calcolo ap- prossimativo sommeranno a ventimila individui. I predii occu- peranno un quinto dell'area territoriale.
Si disseccano le susine e le ciriegie e anche le pere , ma di- vise in due parti. Di queste frutte secche mescolate alle casta- gne, noci e nocciole formasi il così detto Sacceddu, che è una tovagliuola bislunga che cuciscono in forma di sacchetto. Le noci; nociuole e mandorle abbrustolite e mescolate alle uve passe e collegate con poca pasta sono i materiali del più squisito pan di sappa che formasi in pagnotte, e resta sempre morbido. . Alberi ghìandiferi. A parte quelli che trovansi frammisti alle specie gentili de' suddetti predii, ve n'ha una selva così estesa che forse eguagli le sei miglia quadrate, che sono la quarta parte del territorio.
Le specie sono quercie e lecci, e in vari luoghi vedonsi in- dividui d' una considerevol grandezza. Quando il frutto è abbon- dante non solo si ingrassano i porci del paese, ma si accettano pure branchi stranieri sino a duemila capi , il che è un buon ramo di lucro ai gadonesi.
Bestiame, Le greggie delle pecore nell'anno sunnotato (i838) avevano capi 2000. Quando la stagione comincia a farsi fredda e vengono le nevi, esse sono condotte ne' climi caldi al Campi- dano o alle marine. Le capre erano capi 1200, i porci 2000, le vacche 200, i buoi 100, i cavalli 4o> ' giumenti 3o. I for- maggi di Gadoni, come quei d'Aritzo e Tonara , sono stimati
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per lo squisito sapore quando gli animali pascansi del serpollo, che vi è abbondantissimo. Se ne vende alla Capitale e a' Cam- pidano
Coltivasi gran numero di bugni, e qui pure si fa un poco di miele amaro.
Selvaggiume. Grandissimo è il numero de' cinghiali ; né sono scarsi i cervi e i danni.
Frequentano questi luoghi gli uccelli di rapina di tutte le spe- cie, che abitano nell'isola e vi sono numerose le specie gentili pernici, tortori, colombi, gazze, merli, tordi.
Caccie. I gadonesi prendon molto diletto nella caccia , e quando non la possali fare in gran compagnia, vanno solitari a insidie notturne sopra i fonti a' quali porti la traccia del cinghiale, o del cervo. Un bel divertimento per essi è la caccia degli avol- toi, facendo, come essi dicono, su spegu, cioè ponendo ne' luo- ghi , dove essi frequentano, la carogna d'una pecora malsana o difettosa. L'avoltojo odora da gran lontananza la preda e velo- cemente venuto artiglia quel putridume, e drizzasi a sopra una rupe. In mezzo questo volo ei deve esser colpito : e badi il cac- ciatore a coglierlo bene se noi voglia veder rivolto sopra se con l'impeto del fulmine. Sarebbe spacciato ove non avesse altr'arma pronta o noi difendessero compagni coraggiosi.
È bella cosa a vedere quando cacciasi l'avoltojo, e più ancora quando esso è cacciatore. Sospeso nella regione delle nuvole ruotasi esplorando, e veduto il branco e determinato il segno, piomba con la celerità che dagli tutto il suo peso, afferra l'ani- male, il tiene riluttante fra gli artigli, rompegli il cranio col becco a succiarne il cervello, e si affretta alla sua rupe a con- sumarlo. Le forze di alcuni sono cosi grandi, che togliansi an- che un montone.
Acque. Moltissime sono le sorgenti in questo territorio, le quali formano diversi ruscelli. Di questi però soli due durano nella estate, uno il Baurisia, che nato dalle vicine montagne di Aiitzo scorre a pie del paese ; l'altro il Bauladei, che irriga una valle distante circa due ore. Quando nella stagione inver- nale ne sono i guadi pericolosi, formasi su l'uno e l'altro un ponte di tronchi. Il Flumendosa serve di limite tra il Gadonese e il Seulese, e riceve i sunnominati rivoli. In esso pure è ne- cessità che per la comunicazione siano stesi alcuni tronchi da
GAGUA, GAGLIANICO ,5
una ad altra sponda. Il guado non potrebbe tentarsi senza cer- tissimo esizio, però che in quei luoghi essendo assai ristretto dalle vicine rupi scorre con rapidissimo impeto.
Antichità. Non si conosce in questo territorio alcun norache.
Si ha tradizione di due popolazioni spente, una diceasi Bidda- Scana a un quarto d'ora dal paese , l'altra Bidoni a un doppio intervallo.
Distanze del paese da' luoghi circonvicini: da Aritzo ore 2, eia Seùlo 3, da Isili 5.
Gaglia, o Gallia (Hallìa, Gallio) , piccola terra nella Lo- mellina presso Gagliavola, alla destra sponda dell'Agogna, ad ostro di Mortara da cui è distante undici miglia.
Fu signoria degli Isimbardi di Milano, marchesi della Pieve del Cairo.
GAGLIANICO {Gallianicum) , com. nel mand. di Candelo, prov. e dioc. di Biella, diy. di Torino. Dipende dal senato di Piemonte, intend. prefett. ipot, insin. di Biella, posta di Candelo.
Giace in perfetta pianura, ad ostro dal capo di provincia, da cui è distante un miglio e mezzo circa.
Di un solo miglio è la sua lontananza dal capo di mandamento.
Confina a levante con Candelo, a mezzodì con Sandigliano, a ponente con Ponderano, a mezzanotte con Biella.
Il comune è diviso in due villate, che sono Gaglianico capo- luogo e Savagnasco. La prima è attraversata nel centro dalla via provinciale che da Biella mette a Cigliano, e successiva- mente, per mezzo della strada reale, accenna a Torino.
Oltre l'anzidetta via provinciale, che verso tramontana con- duce al capoluogo di provincia, e verso mezzodì ai comuni di Sandigliano, Cerrjone, Saluzzola, Dorzano e Cavaglià, ve ne cor- rono due altre che sono comunali ; una di queste dipartendosi dal centro di Gaglianico scorge a Ponderano , e l'altra spic- candosi dal punto medesimo si dirige ad ostro verso Sandigliano, ed indi piegando a levante mette a Candelo. La prima è della lunghezza di tre quarti di miglio circa , la seconda di un miglio e mezzo. Sono entrambe tenute in mediocre stato.
Colle acque di un piccolo canale, spettante agli eredi del Prin- cipe di Masserano, si fecondano alcuni tenimenti di questo co- mune.
Il suolo è produttivo di grano, di marzuoli d'ogni sorta, di
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uve e di altre frutta. Gli abitanti vendono una quantità dei loro
vini e delle altre loro derrate nel capoluogo di provincia.
La chiesa parrocchiale, sotto il titolo di s. Pietro apostolo, ha una sola nave di moderna costruzione d'ordine dorico : ne è bella la facciata, condotta, non è guari, al suo termine. Essa vedesi in prossimità del capoluogo : un piazzale cinto di muri la separa dall'anzidetta via provinciale : le è tuttora contiguo il cimiterio , ma nel lato di tramontana , e sufficientemente lon- tano dall'abitato. Non avvi altra chiesa , tranne un piccolo ora- torio dedicato a s. Rocco.
Del castello di Gaglianico ne venne ultimamente ristaurata una parte per uso di chi ora lo possiede.
E annesso a questo castello un piccolo parco con viali di passeggio, ed evvi un delizioso giardino adorno di fontane e di giuochi d'acqua.
I terrazzani per i pesi adoprano la libbra di once dodici; per le misure il trabucco di oncie settantadue -, il raso di oncie quat- tordici ; le misure agrarie sono la tavola di quattro trabucchi quadrati ; lo stajo di dodici tavole , e la giornata di tavole cento.
La complessione degli abitanti non è in generale molto ro- busta : sono eglino pressoché tutti applicati all'agricoltura : la loro indole è assai lodevole.
Cenni storici. Questo paese in alcune carte del secolo x è detto Monlegagìanum , e conserva il nome di Gagliano nei colli presso la terra di Camino ; viene poi chiamato Galianicum in un diploma dell'imperatore Federico, del n52, a favore di Re- gizio vescovo di Vercelli.
II marchese Bonifacio III di Monferrato nel n83 confermò di bel nuovo la donazione di questa villa e delle sue colline al monastero di s. Maria di Lucedio, e ce ne indica la positura e l'estensione del distretto nel modo seguente : « Montegaglani » cum suis juribus et pertinentiis usque in flumine Padi, et pi- » scarias sicut tenet mans ille et Braidam de Marasco cum prato » de Sparoarìa, de subtus Montemgaglani versus Pontisturiam » citra Padum ». Questa carta ha la data di Moncalvo.
Addì 19 d'aprile del i3o8 Oddone vescovo d'Acqui fa un'in- vestitura delle decime di Gaglianico e di alcuni altri paesi a Ruffino e ad Enrico Malcalciato, e ad Opeito Thedixio di Mom- baruzzo.
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Il castello di questa terra veniva fondato nel i449 ^a Carlo d'Amboise gran mastro di Francia, come risultò da un'epigrafe posta sotto l'atrio del castello medesimo. Fu esso quindi pos- seduto dagli Spina, dagli Scaglia, e dai Bertodani di Biella: appartennero alla famiglia dei Bertodani un Felice , che fu pro- mosso alla- sede vescovile di Mondovì, tre che furono abati di s. Giacomo della Bessa, alcuni cavalieri di Malta, ed altri co- spicui personaggi.
Circa il tempo in cui fiorì monsignor Della Chiesa, Michel Antonio signor della Manta, colonnello al servizio di Francia, espugnato avendo il castello di Gaglianico, trasse fuori dal fondo di una torre un uomo nudo, e talmente peloso, con barba, e capelli lunghissimi, che pareva un selvaggio : era questi il ca- pitano Gioan Francesco Peccio, il quale da lunga pezza si cre- deva che fosse stato ucciso da cotali due, che colla forza dei tormenti furono indotti a confessare un delitto, di cui erano affatto innocenti. L'infelicissimo capitano Peccio uscito di quel- l'orrendo carcere, si trasse alla propria casa; vide che le sue sostanze erano state dissipate da' figliuoli, e che sua consorte era passata a seconde nozze: tutto ciò è riferito dall' OsascO in una sua decisione, e fu più volte narrato a monsignor della Chiesa dall'abate Silvestro, figliuolo dell'anzidetto Michel An- tonio signor della Manta.
Alcuni scrittori esponendo quelle stesse particolarità intorno al Peccio, accennano alla torre di un altro castello, ov'egli stesse rinchiuso per tanti anni.
Gaglianico, ed il suo castello furono quindi posseduti con titolo di contado dai Ferreri Fieschi, principi di Masserano, marchesi di Crevacuore, il cui ramo maschile essendosi ora estinto, la proprietà del castello ne passò alle nobili donne marchesa di s. Sauveur, e duchessa d'Ursel, sorelle ed eredi dell'ultimo principe di Masserano.
Popol. 753.
GAGLIAVOLA ( Haliavola , Galliamola ), com. nel mand. di Pieve del Cairo, prov. di Lomellina, dioc. di Vigevano, div. di Novara. Dipende dal senato di Casale, interni, prefett. ipot. di Mortara, insin. di Mede, posta di Pieve del Cairo.
Trovasi nella Lomellina sulla destra sponda dell'Agogna, ad ostro da Mortara, da cui è distante dieci miglia circa. Dizion. Geogr. ecc. Voi. VII. 2
18 G AGLI A VOLA
Di tre miglia è la sua lontananza dal capoluogo di manda- mento.
Delle sue strade comunali una , verso levante , conduce a Ferrera-, un'altra, da mezzodì, scorge a Villa Biscossi; una terza, verso ponente, inette al vicino paesetto di Gallia. La via pera Villa Biscossi è traversata dalla grande strada, che da Genova accenna alla Svizzera. Oltre le anzidette strade ne corre un'altra che mette a Lomello, ed indi alla città di Mortara.
L'Agogna passa in sul confine di questo territorio dal lato occidentale: ne innaffia le campagne, mediante tre roggie da esso derivate, le quali sono dette la Roggia Grossa, la Gaffa- rella, e la Cantona.
I prodotti in vegetabili sono riso, frumento, meliga, avena, marzuoli d'ogni sorta, fieno, lino, e canapa. Vi si raccolgono pure uve, varie specie di frutta, e buoni ortaggi di varie specie.
I prodotti animali consistono in cavalli della razza degli stal- loni reali, in molti vitelli, e majali.
Un notevol guadagno ricavano i terrazzani dai buoni caci che fanno.
Vi abbondano i polli, le anitre, le oche, e i galli d'India.
I cacciatori vi trovano in copia palumbi, merli, stornelli, quaglie, pernici, molti uccelli acquatici, e non poche lepri.
Vi sono considerevoli i prodotti delle api, e dei bachi da seta.
Si contano due chiese in questo villaggio; cioè la parrocchiale sotto il titolo di s. Lorenzo, ed una rurale cappella dedicala a Maria Vergine, distante centocinquanta metri dall'abitato.
La chiesa di s. Lorenzo era già ufficiata dai PP. Serviti, stativi introdotti nel 154*2.
Pesi e misure di Pavia: monete di Milano, e quelle dei R. Stati.
Gli abitanti sono di complessione vigorosa, e d'indole sopra- modo gioviale.
Cenni storici. Questo antico paese trovasi vicino all'antica terra già detta Uallia, e poi Allia, ed anche Gallia circa la metà del secolo xn. Plinio accennò al piccolo distretto in cui si trova, quando fece parola della regione Alliana tra il Ti- cino ed- il Po indicando così un tratto dell'inferior Lomellina che al Po si raccosta. Egli fé' cenno di quella piccola regione per dire che in essa, non altramente che nella Germania, tes-
GÀGNAGO, GAINETJA, GAJOLA i9
sevasi in luoghi sotterranei il lino, il quale per bontà aveva il terzo luogo in Europa, e davasi il secondo ai lini di Retovio, per poco distante dall' Alliana regione ; perocché erano quelli molto sottili e densi, bianchissimi, e senza lanuggine, e di un filo assai nervoso. Vero è che Cluverio, ed alcuni altri dopo di lui in quelle parole di Plinio bramarono leggere Laumelliana , in vece di Alliana -t ma è al tutto falsa questa loro lezione, essendo certo, che i migliori codici Pliniani insino ad ora co- nosciuti, e quelli consultati da Hardouinj e dal conte della Torre Rezzonico hanno regione Alliana.
I. primi che compajano siccome signori di Gagliavola, e della sua rocca, che era già di qualche momento, sono i conti di Fromello, i quali vengono rammentati nelle storie milanesi con distinzione , per essere stati possenti baroni , e prodi guer- rieri .
Furono eziandio cospicue in Gagliavola le famiglie dei Lebbi , dei Cantoni, dei Caffarelli-, e questi due ultimi casati vantarono parecchi cavalieri di Malta.
In progresso di tempo ebbero il dominio di Gagliavola i Lambertenghi, che si credono oriondi della Valtellina.
Rimasto di questa famiglia un solo rampollo, fu egli un dì pregato, per mezzo del suo ,canieriere , a dare alleggio a tre novizii de' Gesuiti cke .passarono per .costà. Il Lambertengo dapprima ricusò di loro concedere l'ospitalità -, ma il cameriere tanto seppe dire del soave aspetto, del buon garbo, e della modestia di que' giovani novizii, che s'indusse ad alloggiarli ; e intrattenendosi poi seco loro in diversi ragionamenti, si affe- zionò per modo all'Ignaziano instituto, il quale da poco tempo era nato, che non solo fece dono di tutti i suoi beni all'Igna- ziana società, ma le si aggregò egli stesso mentr' erane generale s. Francesco Borgia.
All'epoca della soppressione dei Gesuiti, Gagliavola , che era posseduto dal collegio di Brera, yenne al regio patrimonio-, e passò in fine alla nobilissima famiglia Greppi di Milano.
Popol. 735.
Gagxago o Gagliagg, ten icciuola nella valle d'Antigono.
Gainetta, rivo che perdesi nella Trebbia a'confini del Bob- biese, e a levante del Cordarezza.
GAJOLA, GALL10LA {Gajota), com. nel mand. di De-
20 GAJOLA
monte, prov. dioc. e div. di Cuneo. Dipende dal senato di Piem.
intend. gen. prefett. ipot. di Cuneo, insin. e posta di Demonte.
È situato in un vasto piano all'imboccatura di Val di Stura e delle due vallicelle di Valloria e di Ritana, alla sinistra dello Stura meridionale, a libeccio da Cuneo.
Il comune è composto di Gajola, che comprende i luoghi di Ruata Sottana e Soprana , e delle due borgate che si chia- mano una Bedoira e l'altra Braida.
Delle sue vie comunali una , da greco, scorge a Ritana j un* altra, da ponente, conduce a Valloria.
Alla distanza di pochi metri vi passa la strada provinciale che da Cuneo tende a Demonte.
Gajola è distante un miglio da Ritana ; uno e mezzo da Val- loria ; un miglio da Mojola, che gli sta a ponente-, uno e mezzo da Rocca Sparvera, che trovasi a greco-, sette miglia da Cuneo, e trentatre da Torino.
Lo Stura discendendo nella direzione da ponente a levante, scorre su questo territorio ad un terzo di miglio dall'abitato. Vi si tragitta sul celebre ponte dell'Olla, formato parte di cotto e parte in pietre da taglio. Questo ponte venne ricostrutto a spese della provincia nel 1819.
Alla distanza di un mezzo miglio da Gajola verso ponente passa un torrentello, o rivo che ha l'origine dal luogo di Val- loria, e viene a scaricarsi nello Stura; gli soprasià un ponte che fu costrutto più volte, e venne riedificato parte in pietra e parte in legno a spese della provincia nell'anno 1825. Cosi quel fiu- me, come questo rivo contengono in gran numero temoli e trote.
Al di là dello Stura nel lato di mezzodì, si aderge una monta- gna che in varii siti offre pascoli pel bestiame, ed in altri è po- polata di piccoli faggi e di avellani selvatici, dei quali è scar- sissimo il prodotto.
A tramontana e in prossimità dell'abitato di Gajola havvi un balzo , che divide questo dal luogo di Ritana , ed è produttivo di molte roveri, e di castagni fruttiferi.
Nel territorio si raccolgono in copia fromento, gran misto, segale, meliga, formentone, castagne, noci e canapa.
Di qualche rilievo sono i prodotti delle bestie bovine , che non vi vanno soggette a particolari malattie.
GAIRO ai
Oltre la chiesa parrocchiale, dedicata a Maria Vergine Assunta, evvi un| tempietto per uso di confraternita , sotto titolo di s. Sebastiano.
Colla tenue rendita di lire trecento, una congregazione di carità provvede ai più urgenti bisogni dei poveri.
Il cimiterio giace nella prescritta distanza dall'abitato.
In una pubblica scuola s'insegnano gli elementi della lingua italiana e dell'aritmetica.
Pesi e misure di Piemonte; monete dei R. Stati.
Gli abitanti sono di complessione mezzanamente robusta , d'indole assai buona e di mediocri disposizioni intellettuali.
Cenni storici. Questo antico paese è rammentato in una carta del 91 5, con cui il marchese Guilfredo, figliuolo di Gualperto, fece una donazione alla chiesa di s. Lorenzo di Bersezio. Ivi si legge casa mea, quae habeo loco qui dicitur Gajola. Da tale carta si vede che veramente la valle di Stura veniva com- presa nel contado di Amiate : fu essa trascritta dall'erudito Mey- ranesio , e venne rapportata dal celebre Durandi nel suo Pie- monte Cispadano.
Alcune altre particolarità storiche relative a Gajola, e a' suoi dintorni furono da noi riferite all'articolo Demonte.
In tempi di guerra vi passarono eserciti di varie nazioni, e principalmente negli anni 1744 e *792* Gajola fu dato in feudo ai Paseri ed ai Broccardi di Cuneo. Lo ebbero eziandio con ti- tolo di contado i Falconis, dai quali passò agli Ainietta.
Popolazione 589.
Gìiro, villaggio della Sardegna nella provincia di Lanusèi , compreso nel mandamento di /ersu. Nel tempo dei giudici ca- gliaritani era parte della Barbagia ; quindi fu aggregato al giu- dicato della Ogliastra.
La sua situazione geografica è alla latitudine 3g°, 511, ed alla longitudine orientale di Cagliari o°, i8\
Siede sulla pendice d'un monte incontro al mezzogiorno, e- sposto a' venti che soffiano da quella parte, e molto battuto dal ponente. Nella estate vi si gode un fresco delizioso sino a due ore avanti il meriggio : da quel punto rinforzandosi sempre più il calore, si ha molto a soffrire finché il sole scenda dietro i monti. Vi piove spesso coi venti boreali e orientali, e vi gran- dina e fulmina. La neve non dura che sulle eminenze maggiori.
22 GAIRO
Non si patisce alcuna umidità perchè il luogo è siffatto, che le acque scorrono spontanee. L'orizzonte è bellissimo, e resta sotto lo sguardo il gran piano del Tirreno per un raggio non minore di 3o miglia.
Componesi questo villaggio di case 25o. Le strade sono sca- brose, non eccettuate le due principali. Sonosi numerate (anno i838) famiglie 2ZJ.5, anime i roo. Le donne sono di belle forme e di bel colorito, ma generalmente di piccola statura, come gli uomini. Le medie annuali dell'anteceduto decennio han dato ma- trimoriii io, nascite 40, mòrti 3o. Vedonsi non pochi longevi. Le malattie dominanti sono infiammazioni, principalmente del- l'addome, fèbbri reumatiche e intermittenti, dolori laterali ed epa- titi. Non si è tuttora formata il campo-santo, e però si depongono i cadaveri nel cimiterio che sta alle spalle della parrocchiale : da che talvolta sentesi viziata Paria, come lo è pure dalle im- mondezze del macello che si fa dentro il popolato.
Carattere morale. E visibilissima la riforma che si va da gran tempo operando ne' popoli sardi per la provvidenza del Governo e per lo zelo de' vescovi che prepongono alle parrocchie sacer- doti illuminati e pieni di Carità. Che se i popoli dell'Ogliastra progredirono men rapidi nell'incivilimento, ciò è stato da questo che la provincia era difficilmente accessibile per mancanza di strade, e perchè la diocesi testava senza proprio pastore sino a questi ultimi anni.
Il miglioramento de' costumi è già notevole ne' gairesi, i quali or da pochi si accusano -, quando in altri tempi facevansi troppo spesso nominare per delitti e disordini , per grassazioni , omi- cida e bardanas, come dicono l'abigeato di interi branchi.
Foggia del vestire. Negli uomini non si osserva alcuna par- ticolarità, se non che i pastori indossano la pelliccia (sa esti de peddi) sopra il cappotto. Le donne usano il forese rosso per le gonnelle, e nel giubbone e mantello seguono la moda di Osìni, Ulàssai e /ersu, dove adoperano lo scarlatto comune ornato con nastro di seta azzurra.
Tradizione sulla origine dey gairesi. Si vuole il lor autore un pastore di Osini, che stabiliva la capanna e la mandra in quel luogo di questo abitato che dicono Lorista , e poscia vi costruiva una casa per la famiglia e i servi , i quali cresciuti in un popolo ebbero dagli Osinesi fratelli una parte del terri-
GAIRO 23
torio. Questa tradizione non indica alcun tempo e però non sap- piamo se abbia a riferirsi in là del secolo xn, nel qual tempo erano già i gairesi ; o a tempi più recenti , potendo essere stato che o per pestilenza o per invasione da' barbareschi rimanesse il luogo spopolato.
Professioni. Di questi popolani circa 260 sono applicati al- l'agricoltura, 80 alla pastorizia e pochi altri a' comuni mestieri. V ha un buon numero di vetturali di vino, i quali vanno in carovana alla spiaggia di Tortoli e ne' villaggi della provincia di Nuoro, portandolo su cavalli in grandi otri, alcune delle quali son capaci di dieci quartara.
V'hanno molti telai, 90 de' quali sono impiegati per la fab- bricazione de' pannilani, che si smerciano ne'paesi circonvicini , e nel Campidano.
Istruzione. Nella scuola primaria non si numerano soventi più di sette fanciulli. Qui pure si ha la mania del latino, e omessi gli insegnamenti prescritti si perde il tempo nelle nullità gram- maticali.
Religione. Questo popolo è sotto la giurisdizione del vescovo della Ogliastra ed è servito nelle cose religiose da due preti, il primo de' quali si qualifica vicario.
La chiesa maggiore è denominata da s. Elena : le minori sono tre, delle quali una è dentro il paese dedicata allo Spirito Santo, l'altre due fuori, la prima denominata da s. Lussorio in di- stanza di un'ora nella regione detta Sa costa, l'altra appellata, dalla Vergine del Buon cammino in distanza di ore tre nella cussorgia di Sessèi alla sinistra sponda del Pelai non lungi dalla strada reale dal Sarrabus alla Ogliastra passando dall'arco del Cuaddazzone. Essa ha contigue molte stanze per i preti e per il romito che la custodisce, ed alcune logge che nel giorno della festa si affittano a' mercanti. Il mare non dista più d'un quarto di miglio.
Feste. Le principali, alle quali è gran concorso di forestieri sono, nel villaggio per lo Spirito Sauto, nel qual giorno si prepara il pranzo a' poveri e a tutti gli ospiti, porgendo a quelli un pane comune, e un brano di carne di caprone, a questi pan fino dipinto con zafferano, carne di vacca o di capra. Gli operai, come son detti quelli che si incaricano di questo convito , mandano un simil dono anche a' primarii del paese.
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Fuori del villaggio, festeggiasi per s. Lussorio addi 21 agosto e banchettasi allegramente sotto i folti ulivastri, e alle sponde erbose dell'acqua freschissima, che vi sorge in grande abbon- danza: vi assiste una forza ragguardevole, perchè è raro caso che non si commettano de' disordini dopo il convito-, quindi nella terza domenica di ottobre per la Vergine di buon cammino, celebrandosi insieme una fiera. Queste feste sono da annove- rarsi fra le più frequentate e allegre della Ogliastra.
Territorio. La superfìcie valutasi di miglia quadrate circa 4°. È in gran parte montuoso e però appena